Transizione digitale in edilizia per aumentare la produttività e ridurre gli errori

Al convegno ‘Colloqui.AT.e 2023’ organizzato da Ar.Tec il punto sulla standardizzazione dei dati e dei processi per computi e preventivi più precisi e aderenti al mercato

16/06/2023 – Transizione digitale dell’edilizia per aumentare la produttività. Adozione di uno standard per la progettazione e i prodotti in grado di ridurre gli errori dei computi e dei preventivi, quindi i costi dell’intero processo, a vantaggio di tutta la filiera.

Sono alcuni dei temi emersi ieri durante il convegno “La transizione digitale delle costruzioni” che si è tenuto ieri nella seconda giornata di Colloqui.AT.e 2023, incontro annuale della società scientifica di Architettura Tecnica Ar.Tec, in svolgimento dal 14 al 17 giugno presso il Politecnico di Bari.

Il tema di quest’anno è “In transizione: sfide e opportunità per l’ambiente costruito”, in coerenza con le dinamiche della transizione digitale ed ecologica, al centro delle attività del settore costruzioni.

Andamento delle costruzioni e transizione digitale

Durante il convegno, l’ing. Ferdinando Napoli, presidente di Edilportale.com SpA, ha illustrato i dati elaborati dal Cresme, che fotografano l’andamento del settore costruzioni e sono utili a spiegare perché è importante investire nella transizione digitale.

Le costruzioni contribuiscono in maniera diretta e indiretta a quasi un terzo del PIL nazionale. È però necessario fare delle riflessioni sulla produttività.

La produttività oraria del settore costruzioni nel 2022 ammonta a 25,90 euro, più bassa rispetto agli altri settori. Non è un problema isolato, perché la produttività nel settore della progettazione è di circa 25 euro per ora lavorata.

Comparando la situazione del 2022 con gli anni precedenti, la situazione cambia. Il settore delle costruzioni, rispetto al periodo 2017 – 2019, ha infatti ottenuto una crescita della produttività del 9,2%, maggiore rispetto agli altri settori.

La crescita della produttività è dovuta a vari fattori, come il rapido incremento dei prezzi, la sottostima nel calcolo dei deflatori e delle ore effettivamente lavorate, gli incentivi fiscali, l’espansione del mercato delle infrastrutture (+11,5% l’aumento del valore della produzione tra 2022 e 2019), la maggiore importanza della componente impiantistica, (oggi vale il 35% della produzione settoriale, il dato più alto in Europa, dieci anni fa era il 27%), l’innovazione e digitalizzazione dei processi.

Il ritardo della transizione digitale

Rispetto agli altri settori produttivi, la transizione digitale in edilizia è in ritardo. L’84,5% delle imprese con più di 10 addetti ha un livello di digitalizzazione basso o bassissimo.

Perché la transizione digitale è in ritardo? Dipende, anche in questo caso, da varie motivazioni, cioè basso livello di internazionalizzazione, ridotta dimensione delle imprese, imprese familiari con poca cultura del management, ricambio generale difficoltoso, filiera lunga e complessa.

Gli addetti ai lavori del settore edile lamentano il ritardo, ad esempio la mancanza di piattaforme per la gestione degli ordini, di un sistema di comunicazione in tempo reale che certifichi il flusso dei materiali, di un modo per consentire la tracciabilità dei materiali per tutto il ciclo di vita dell’immobile.

Le imprese presentano modelli organizzativi eterogenei e standard diversi, che costringono ad attività di uniformazione. I processi e lo scambio di informazioni avvengono in forma tradizionale.

La volta ci sarà quando prenderà piede un modello di lavoro in cui il processo è completamente integrato e gestito con piattaforma BIM.

Qualcosa, però, sta cambiando e aumentano le imprese produttrici, gli installatori e i progettisti che iniziano la transizione digitale verso un sistema in cui i prodotti in fase di progettazione, costruzione, consegna, gestione e manutenzione siano univocamente identificabili e rintracciabili.

Con la transizione digitale in edilizia aumenterebbe la produttività, si ridurrebbero gli sprechi e i processi diventerebbero più sostenibili ed efficienti.

Transizione digitale del cantiere e della progettazione

Per aumentare la produttività è quindi necessaria la digitalizzazione del processo di cantiere e della progettazione.

Nel 2022 i bandi di progettazione in BIM sono stati 1003 (nel 2021 sono stati 534). L’accelerazione è dovuta agli interventi del PNRR.

Per digitalizzare il cantiere, è necessario il collegamento di tutti i database legati all’edilizia. Fondamentale in questo scenario è la digitalizzazione delle informazioni sul prodotto, affinchè i prodotti in fase di progettazione, costruzione, consegna, gestione e manutenzione siano univocamente identificabili e rintracciabili.

Transizione digitale, lo standard DPrice

A causa della frammentazione dei produttori edili, nel mondo dell’edilizia non esiste uno standard, come invece accade nell’elettrico (Metel) e nell’idrotermosanitario (Angaisa).

Edilportale, come fiera virtuale e permanente dell’edilizia, ha quindi assunto un ruolo attivo nel processo di standardizzazione con DPrice, una piattaforma che consente ai produttori di inserire listini sempre aggiornati e ai rivenditori di ottenere le nuove informazioni in tempo reale.

DPrice introduce un linguaggio condiviso per facilitare il passaggio delle informazioni tra rivenditori, progettisti e imprese, gestire le vendite e formulare computi e preventivi in tempi rapidi e con un margine di errore nullo.

L’errore rappresenta un costo. Da studi nazionali e internazionali, è emerso infatti che il costo finale dell’errore nei processi di costruzione è sempre diverso, ma mai inferiore al 30%.

Con DPrice, il punto vendita può integrare in maniera automatica le informazioni presenti nei Tracciati direttamente nel proprio ERP. I tracciati sono stati sviluppati a partire dai tracciati di riferimento METEL, da anni importati nativamente da ACCA Software su PRIMUS ed EDIFICIUS (i software più utilizzati in Italia per la gestione dei capitolati, prezzari, computi/preventivi e per la modellazione BIM).

Nella Pubblica Amministrazione, lo standard consentirebbe inoltre di raccogliere il dato in modo ufficiale e distribuirlo in tempo reale con valori aderenti alla realtà. Si risolverebbero i problemi legati ai prezzari regionali, che vengono aggiornati ogni anno ma, a causa delle forti oscillazioni del mercato, possono non rappresentare la realtà.